Nel marketing contemporaneo, l’IA è già realtà: secondo un’indagine globale, oltre il 35% dei professionisti la utilizza quotidianamente per creare contenuti, ottimizzare email, gestire i social media e perfezionare il targeting pubblicitario.
Ma può davvero sostituire la creatività umana?
Alcuni casi emblematici – come quello di Klarna, che dopo un anno di “AI first” ha fatto marcia indietro tornando ad assumere – dimostrano che non è solo una questione di automazione, ma di integrazione intelligente tra strumenti digitali e capacità umane.
Le nuove generazioni entrano in azienda dando per scontato l’utilizzo dell’IA. Ma quanto la sanno usare davvero? È in atto una rivoluzione paragonabile a quella dell’elettricità o di internet. L’IA sta riscrivendo le competenze richieste, le aspettative dei clienti e il valore stesso del lavoro creativo.
Tra chi sostiene che la creatività resterà prerogativa umana e chi crede che anche questa sarà superata, l’unica certezza è la necessità di trovare una sinergia tra mente umana e intelligenza artificiale.
Perché il marketing è in ritardo sull’IA?
Nonostante l’innovazione, molte aziende italiane sono ancora “in fase di digitalizzazione”. Il timore del cambiamento rallenta l’adozione di strumenti ormai imprescindibili.
Oggi, l’IA nel marketing viene usata poco e male.
La maggior parte dei brand la impiega solo per scrivere email o preparare presentazioni. Manca una vera strategia, e soprattutto la comprensione del potenziale profondo dell’IA, che può essere addestrata per eseguire task complessi e generare output sempre più qualitativi.
Come orientarsi in questo scenario? Ecco 3 principi guida per marketer e agenzie:
- L’IA non è (solo) ChatGPT. Pensare che basti chattare con un bot per capire l’IA è come credere che internet sia solo Google. L’IA è un ecosistema vasto, fatto di modelli personalizzabili, automazioni, analisi predittive, generative e molto altro.
- L’IA non è gratis né veloce. Come per il web ai suoi esordi, c’è chi pensa che “con l’IA si faccia tutto in 5 minuti”. In realtà, serve tempo, formazione e investimenti per trasformarla in una leva strategica.
- L’IA cambierà il lavoro. E dobbiamo farlo insieme. Le rivoluzioni digitali spiazzano interi settori. Ma quella dell’IA avanza a una velocità mai vista prima. Servono formazione, collaborazione e visione sistemica per affrontarla senza lasciare indietro nessuno.
Il lato positivo? Più tempo per pensare.
Come il trattore ha liberato l’uomo dalla fatica fisica, l’IA può alleggerirci dalla “fatica digitale”, liberando risorse per l’analisi, la creatività e la strategia. Alcune aziende licenziano, altre assumono: chi investirà nel valore umano unito alla potenza dell’IA sarà in vantaggio.
Per un’agenzia di marketing, oggi confrontarsi con l’IA non è un’opzione: è una necessità strategica.